Ormai è di moda, tanti si sono specializzati e il termine mixology è sulla bocca di tutti!
Solitamente con questa parola ci si riferisce all’arte di combinare vari ingredienti per creare degli ottimi cocktails e, partendo dal presupposto che questa forma di “arte”, come tutte le arti, prevede una certa dose di creatività, con il termine “mixologist” ci si riferisce ad un professionista che, grazie ad abilità innate e a capacità tecniche acquisite grazie allo studio e all’esperienza maturata sul campo, riesce a creare drink inusuali con abbinamenti innovativi.
Un ruolo non adatto a tutti, che richiede competenze tecniche avanzate, fondamentali soprattutto nella miscelazione dei sapori tradizionali dati da distillati e liquori classici con prodotti sempre più particolari, come l’utilizzo di spezie ed aromi legati più al mondo della cucina e della gastronomia.

La premessa “gastronomica” ci permette di parlare di una disciplina sempre più in auge che prende il nome di molecular mixology. Questa tecnica deriva dalla gastronomia molecolare, che studia le trasformazioni che avvengono negli alimenti durante la loro preparazione.

Dalla cucina alla mixology art

Il termine mixology nacque come riferimento (inizialmente umoristico) alla biologia molecolare, sviluppatasi alla fine degli anni ’80.

La nascita effettiva del termine viene stabilita nel 1990 quando, ad Erice in Sicilia, si tenne il primo Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare. A livello internazionale uno dei più noti personaggi che fecero parlare di sé e di questa tecnica è lo chef spagnolo Ferran Adrià.

La “Molecular mixology” è quindi l’arte di creare cocktail utilizzando sostanze chimiche derivate da prodotti naturali, non deleterie per la salute, che permettono di scomporre, destrutturare, gelificare ed emulsionare i cocktail stessi. Gli ingredienti base per questo tipo di tecnica si chiamano “idrocolloidi”, sostanze in grado di legare le molecole dell’acqua permettendoci di addensare, gelificare e stabilizzare gli alimenti. Tra le tante tipologie di idrocolloidi esistenti quelli che ci interessano di più per la creazione di drink molecolari sono la colla di pesce, il gellan, l’alginato sodico, la gomma xanthano, l’agar agar e la lecitina di soia. A fianco di questi ingredienti esistono degli strumenti che ci permettono di creare tantissime tipologie di cocktails; ecco quindi comparire su molti banchi bar attrezzature come emulsionatori, sifoni di vari tipi, affumicatori e tutto quello che serve per il servizio di questi drink.

Ma non è solo questione di gusto! Un aspetto che spesso viene trascurato è la componente interattiva di questi drink, come quelli destrutturati, che permettono di catturare l’attenzione del cliente, rendendoli parte attiva della creazione del cocktail stesso.

Al di là dei gusti personali (non è detto che certe preparazioni debbano piacere per forza a tutti), diventa fondamentale la preparazione e la capacità del mixologist di fronte al cliente al banco bar o al tavolo perché, a differenza di uno chef che ottiene lodi o critiche in maniera indiretta, il risultato del proprio lavoro lo si ha subito di fronte al momento del servizio, e vi posso assicurare che non c’è soddisfazione più grande nel vedere un cliente stupito e contento di quello che gli hai appena proposto.

Spero di non avervi annoiato e di avervi invogliato a scoprire di più su questo fantastico mondo, quindi non mi resta che dirvi…venite a provare e CLICCATE QUI per seguirmi sul mio gruppo Facebook!
Vi aspetto tutti i lunedì dalle 21.30 per sperimentare, assaggiare e divertirci insieme! Dove? Al The MODE!

A presto

Dario Ferrario